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Ho un letto.
Un letto matrimoniale.
Di quelli con il cassettone sotto. Per metterci roba.
La struttura è marrone scuro. Wengé.
Credo.
Da una parte cigola più che dall’altra.
Di più a destra. Guardando il soffitto.
È dove mi stendo io.
È il posto che mi conosce meglio.
Anche se i posti non ti conoscono.
Ti vivono.
Sopra questo letto ho dormito.
Da solo. In compagnia di ragazze. In compagnia di Pippa.
Pippa è il gatto.
Pippa era il gatto.
Sopra questo letto ho letto.
Ho scritto roba buona.
E pure questa roba di merda.
Ho mangiato. Bevuto.
Guardato serie tv e film.
Mi sono masturbato.
Sopra ho pianto. Riso. Starnutito. Sbadigliato.
Scorreggiato.
Lo so. Si scrive con una sola R.
Ma le mie sono forti.
Delle volte coricato bene.
Delle volte collassato male.
Svegliato con la sveglia.
Svegliato senza sveglia.
Svegliato con il mal di testa.
Ho cantato. Più o meno.
Combattuto coi cuscini.
Giocato a carte.
Chiamato vicino. Nella stanza accanto.
Chiamato lontano. Chissà dove.
Fatto e ricevuto massaggi.
Fatto e ricevuto carezze.
Fatto e ricevuto sorrisi. Ma anche urla.
Non ci ho mai fumato.
A Ele dava fastidio.
Dopo anche a me dava fastidio.
Ho indossato pigiami veri. Pigiami finti.
E fottuti ricordi del cazzo.
Mi sono stirato.
Ho tirato.
Guardato il soffitto al buio.
E rannicchiato sotto le coperte.
Ho fumato.
Già.
Scusa.
Ho finto di dormire.
Finto di stare sveglio.
Finto.
Ho immaginato.
Pianificato la vita.
Un paio di volte la morte.
Ho guardato il cielo di notte. Di giorno.
E un piccione.
Che guardava la gente per strada.
Ho guardato gente per strada per interposta piccione.
Qualche volta anche senza piccione.
Quando avevo più coraggio.
Sopra questo letto ci ho fatto l’amore.
Con un tot di ragazze che conoscevo bene.
Con un tot di cui conoscevo solo il nome.
Con un paio di cui non conoscevo nemmeno quello.
Ma una.
Di una.
Non ho nemmeno il ricordo.
Ecco.
Quella.
Mi ha lasciato dei calzini.